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Mariangela Pala 28 novembre 2015
«La cessione di Versalis cancella il Protocollo 2011»
L’alta marea dei mercati ha cancellato le promesse fatte da Eni con la firma del Protocollo d’intesa del maggio 2011. Il piano Eni esclude in prospettiva il paese e alcune importanti filiere industriali – dall’estrazione, alla raffinazione, alla chimica – con il rischio concreto di un disimpegno e un secco ridimensionamento


PORTO TORRES - L’alta marea dei mercati ha cancellato le promesse fatte da Eni con la firma del Protocollo d’intesa del maggio 2011. Il piano Eni esclude in prospettiva il paese e alcune importanti filiere industriali – dall’estrazione, alla raffinazione, alla chimica – con il rischio concreto di un disimpegno e un secco ridimensionamento. Sotto la lente la vicenda Versalis che preoccupa da vicino i lavoratori chimici e i sindacati di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil e interroga il futuro stesso della chimica verde. A Porto Torres ieri, nella sala congressi Filippo Canu, in occasione della protesta promossa dai sindacati del comparto, c’erano tutti, dai rappresentanti politici e istituzionali del territorio ai principali attori economici, sociali e culturali del Nord Ovest Sardegna.

«Si è fatta una scelta importante nel 2011 decidendo di riconvertire lo stabilimento industriale, e quella scelta è stata fatta con l’accordo di Eni tutta intera che decise di concentrare le sue azioni solo su alcuni settori della chimica tradizionale e di sviluppare la chimica verde, partendo da Porto Torres». Fu questo l’elemento fondante di quel protocollo, secondo il segretario della Filctem Cgil, Massimiliano Muretti. «Oggi l’Eni dichiara di voler cedere quote ingenti di Versalis, De Scalzi parla del 70%, e questo significa una sola cosa: la definitiva scelta di lasciare tutta la chimica», aggiunge Muretti.

Il segretario della Filctem Cgil ha spiegato le ragioni della manifestazione partita dalla portineria centrale dello stabilimento e proseguendo lungo il corso dove «c’erano molte serrande abbassate. Avrei preferito che lo fossero per solidarietà invece lo erano perché non c’è nessuno che compra, una tristezza infinita perché la vita del settore terziario dipende da ciò che è successo che succede e succederà all’interno del petrolchimico». Un aspetto messo in rilievo dal segretario generale Femca Cisl, Luca Velluto «da quando sono diventato segretario nel 2010 ne ho chiuso tante di aziende e voglio evitare di chiuderne un’altra perché noi dobbiamo dire no alla vendita di Versalis e dobbiamo dire si al progetto di Porto Torres, evitando di vedere licenziare i lavoratori dell’indotto ridotti a circa 300 unità».

Il silenzio della Regione è il titolo dell’iniziativa che ha portato i lavoratori alla mobilitazione, un messaggio rivolto al Presidente Pigliaru che ha incontrato De Scalzi due volte, incontri di cui non si conosce il resoconto: «nessuno sa che cosa si sono detti e di che cosa hanno parlato, e neanche una volta da quando si è insediato abbiamo avuto la possibilità di incontrare l’azienda Eni e le istituzioni insieme, nonostante l’assessore all’industria Maria Grazie Piras, abbia fatto il possibile per tentare di costruire quei tavoli che più volte sono stati stoppati dal Presidente Pigliaru», aggiunge il segretario generale Uiltec-Uil, Giovanni Tavera.

«Questa è la più grande partita della politica industriale di questo paese dove in ballo c’è la chimica italiana con 8 siti nella penisola e 5 all’estero, 4400 dipendenti diretti in Italia e 1100 all’estero. Se poi pensiamo che solo in Sardegna con la questione della interrompibilità sono a rischio tre centrali su quattro potete capire qual è l’effetto devastante nei confronti del tessuto industriale della Sardegna», sottolinea Tavera. I sindaci dei tre comuni del triangolo industriale, Sassari, Alghero e Porto Torres hanno ribadito la necessità di un intervento della Regione Sardegna.

«La Regione deve immediatamente attivare il tavolo sull’indotto, utlizzare tutti gli strumenti che possono essere utili a sostenere i lavoratori espulsi dal sistema produttivo e aprire, con la partecipazione delle istituzioni locali, un tavolo urgente con i massimi vertici di Eni, coordinato dalla stessa Regione, per capire quali sono i programmi per il nostro sito», ha detto il sindaco Sean Wheeler. Da sempre contrario a quel Protocollo, il sindaco di Alghero, Mario Bruno, «Per me quel Protocollo sulla chimica verde non è mai stato giusto e anzi è stato un errore firmarlo e portarlo avanti e quell’addendum che non è mai stato realizzato dimostra una politica debole che non esercita il proprio ruolo».

Una politica industriale che non è mai stata dichiarata, secondo il primo cittadino di Sassari Nicola Sanna, «Il punto nodale è la difficoltà che lo Stato non ha ancora risolto, ossia qual è il suo posizionamento strategico rispetto alla chimica». In gioco c’è il futuro industriale del paese tutto, nessuno può sentirsi al riparo: nella prossima assemblea nazionale i sindacati Cgil, Cisl e Uil incalzeranno le istituzioni. A Roma il 5 dicembre bisogna essere in tanti.


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