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A.B. 5 agosto 2015
Il ritorno di Moby Dick nei mari della Sardegna
Riconosciuto a Tavolara un rarissimo capodoglio albino, nove anni dopo il primo avvistamento. Collaborazione tra Dipnet-Università di Sassari, Orso diving e Sea Me


TAVOLARA - Moby Dick è tornata in Sardegna. Il 3 agosto 2015, a nove anni dal primo avvistamento di un capodoglio albino mai documentato prima nel Mediterraneo, al largo di Tavolara, un’altra “balena bianca” è stata avvistata e fotografata. Il cetaceo è stato riconosciuto da ricercatori dell’Università di Sassari e turisti durante un’escursione di “whale watching” di “Orso Diving”, l’azienda di Corrado Azzali che dal 2010 è specializzata in uscite per mare finalizzate all’avvistamento di cetacei. Durante un tour apparentemente di routine, un soffio all’orizzonte ha
attirato l’attenzione dei navigatori. Avvicinandosi all’animale, i passeggeri hanno subito compreso che si trattava di un avvenimento eccezionale: un capodoglio completamente bianco stazionava in superficie, dando il tempo di raccogliere dati sul comportamento e di scattare preziose immagini . Il capodoglio albino si è mostrato per circa 15' nella sua livrea color panna, decisamente diversa dal colore abituale che ricercatori e membri dell’equipaggio sono soliti osservare. Ora gli importanti dati raccolti consentiranno di seguire l’animale nei suoi spostamenti per il Mar Mediterraneo. E forse qualcun altro incontrerà “Moby dick”, come i protagonisti dell’avvistamento hanno soprannominato il cetaceo.

I mari al largo della Sardegna nord-orientale si confermano ricchi di vita e con diversità rilevanti di specie. Dal 2010, l’Orso Diving supporta gli studiosi del gruppo di ricerca di Renata Manconi e Luca Bittau, del Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari, che per il quinto anno stanno continuando a studiare balenottere, capodogli e delfini del Canyon di Caprera, un’area sul limite del Santuario Pelagos, ritenuto un “hot spot di cetacei”. Proprio le collaborazioni attivate dal Dipnet per lo studio del capodoglio, hanno già consentito lo scambio e la messa in rete di numerosi dati, con la partecipazione di altri istituti di ricerca che studiano i cetacei nel Mediterraneo.

Per divulgare al pubblico le ricchezze in termini di biodiversità e le criticità degli habitat marini al largo della Sardegna, il Dipnet ha recentemente supportato la fondazione di un’associazione onlus, “Sea Me Sardinia”, con base a La Maddalena, di cui fanno parte ricercatori, appassionati e volontari uniti dall’obbiettivo della salvaguardia dei cetacei nel Mediterraneo. La collaborazione tra il Dipnet dell’Università di Sassari, Sea Me ed Orso Diving mirerà ad accrescere la consapevolezza del grande pubblico verso queste importanti risorse naturali, nonché volano di forme di eco-turismo come il whale watching. Il whale watching è un turismo alternativo a quello balneare costiero che, se praticato con le giuste precauzioni e codici di condotta, è sostenibile, consente nuovi sbocchi occupazionali e ha una grande potenzialità per attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale.

Gli avvistamenti di cetacei registrati dal Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari al largo della Sardegna Nord-orientale sono già più di 600 in cinque anni, ed hanno per protagoniste sette delle otto specie di cetacei regolarmente presenti nel Mediterraneo occidentale: il tursiope (Tursiops truncatus), la balenottera comune (Balaenoptera physalus), lo zifio (Ziphius cavirostris), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il capodoglio (Physeter macrocephalus), il grampo (Grampus griseus), il delfino comune (Delphinus delphis), che a dispetto del suo nome si trova nella lista rossa Iucn per il Mediterraneo come specie in pericolo di estinzione. A parte il capodoglio albino di questa estate, non sono mancati altri avvistamenti rari: nel 2012, nella stessa area fu avvistato l’unico Mesoplodonte di Sowerby segnalato in ambiente libero in tutto il Mediterraneo; nel 2013, fu osservata la nascita di un cucciolo di stenella ed anche un gruppo familiare di capodogli con femmine, giovani e cuccioli.

(Foto di Corrado Azzali)


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