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A.B. 6 ottobre 2014
Peschereccio in fiamme: salvi i cinque a bordo
Il 18metri Uragano si trovava nella zona nord più estrema della competenza della Direzione Marittima di Olbia, più vicina all’isola di Montecristo, che nona quella de La Maddalena


LA MADDALENA – Domenica sera, le Sale Operative della Guardia Costiera di Olbia e de La Maddalena sono state allertate dalla stazione di Porto Cervo Radio in seguito al “may day” inviato via radio dal peschereccio “Uragano”, che comunicava di avere un incendio a bordo e di dover procedere all’abbandono del 18metri. In quel momento, il natante si trovava nella zona nord più estrema della competenza della Direzione Marittima di Olbia, di fatto più vicina all’isola di Montecristo (quasi 21miglia marine), che nona quella de La Maddalena (quasi 52miglia).

Assumeva il coordinamento delle operazione la Sala Operativa della Direzione Marittima di Olbia e veniva dato immediato avvio alle procedure di soccorso, con la partenza delle motovedette Cp870 da La Maddalena e Cp306 da Olbia, oltre alla Cp892 da Portoferraio. Inoltre, veniva dirottata in zona una nave da carico in transito, la “Hangzhou Bay Bridge”, 335metri battente bandiera panamense, e venivano allertate tutte le risorse aeree disponibili (la base elicotteristica della Guardia Costiera di Sarzana, quella dell’Aeronautica Militare di Decimonannu e quella dell’Aviazione francese di Solenzara, in Corsica.

La prima a giungere sul luogo, era la nave panamense, che riferiva di vedere il peschereccio in fumo con accanto una zattera di salvataggio. Metteva dunque in mare la sua “rescue boat”, ma, allo stesso tempo, arrivava un altro peschereccio, il “Giuseppe Testa” (13metri iscritto ad Augusta, ma temporaneamente di base a Livorno), che provvedeva a recuperare a bordo i cinque pescatori e li portava a La Maddalena. I cinque naufraghi si presentavano in discrete condizioni di salute. A quel punto, si disponeva il trasbordo dal Giuseppe Testa alla Cp870.

Nel frattempo, le altre unità navali della Guardia Costiera proseguivano per il luogo dell’incidente allo scopo di accertare la presenza di un eventuale inquinamento, considerato quanto meno il carico di gasolio residuo, che certamente ci era ancora a bordo dell’Uragano. Veniva quindi inviato sul posto anche il “Manta” della Guardia Costiera, un velivolo dotato di apparecchiature in grado di rilevare le tracce del presunto inquinamento. Queste operazioni di verifica (che potrebbero dar vita ad un’ulteriore fase dell’attività, in contrasto all’eventuale possibilità di inquinamento), sono tuttora in corso.
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