Rinviato il verdetto d'Appello proposto dai difensori di Alessandro Calvia condannato in primo grado a 24 anni per l´omicidio della professoressa algherese strangolata nella sua abitazione nell´ottobre 2011. Si gioca tutto sul filo del Dna: Il caso presenta forti analogie con quello ben più noto di Yara Gambirasio
ALGHERO - Oggi si è svolta l'udienza d'appello del processo su Orsola Serra, l'insegnante 50enne assassinata nel 2011 ad Alghero [
LEGGI], per cui è stato condannato a 24 anni Alessandro Calvia [
LEGGI]. La Corte d'assise d'appello di Sassari, presieduta dalla dottoressa Plinia Azzena si pronuncerà sul secondo grado proposto dai difensori, gli avvocati Nicola Satta e Danilo Mattana. Ma per ascoltare i legali si dovrà attendere il prossimo venerdì (3 ottobre), stamane è stata la volta della relazione del Procuratore generale e della parte civile, in cui è stata confermata la tesi sulla colpevolezza del condannato in primo grado, pur nelle difficoltà - ha ammesso il procuratore - di un processo dove da subito è mancata l'intera scena del crimine.
Nei primissimi giorni, infatti, quello di Orsola Serra era stato archiviato come un suicidio e trattato come tale dagli inquirenti. La casa era stata riconsegnata subito dopo ai familiari, che l'avevano ripulita da cima a fondo non lasciando tracce nemmeno per i Ris che una settimana dopo cercavano le prove di quello che poi si è rivelato un omicidio. I sospetti sin da subito si sono concentrati sull'amante di Orsola strangolata la notte del 23 ottobre, che secondo l'impianto accusatorio trova sostanzialmente riscontro nella presenza del suo dna nel cordino rinvenuto sul collo della vittima e utilizzato per ucciderla. Quel cordino, che probabilmente serviva per chiudere una delle tende dell'abitazione in cui viveva la donna, è stato lasciato sul luogo del delitto. L'uomo si è sempre proclamato innocente spiegando la presenza delle sue tracce biologiche con la frequentazione della casa per un relazione sentimentale tra i due. Il caso presenta forti analogie con quello ben più noto di Yara Gambirasio.
Anche se al processo sassarese non è mancata la visibilità: le udienze sono state seguite dalle telecamere di "Un giorno in Pretura" che manderà in onda le puntate subito dopo la fine del processo di appello. Ad aumentare l'interesse sulla vicenda è stata anche la presenza del perito della difesa, il professor Giovanni Maria Avato, balzato alle cronache per la perizia che ha contribuito a far scagionare l'imputato del delitto di Garlasco e più recentemente a riaprire le indagini sulla morte del ciclista Pantani. Anche nel processo sulla morte della professoressa algherese Avato è stato decisivo nel stabilire l'orario esatto del decesso, spostandolo a ridosso della mezzanotte, quando inizialmente era stato fissato poco prima delle venti.
L'altro colpo di scena è stata la distruzione del reperto più importante, ossia il cordino. La sua mancanza ha reso impossibile ripetere gli accertamenti e approfondirli. Ancora oggi non se ne conosce la materia determinando così una serie di incertezze considerato che ognuna assorbe e mantiene il dna in una modo differente. Questi e altri sono i dubbi che i difensori portano davanti alla Corte chiedendo ancora una volta l'assoluzione del loro assistito.
Nella foto: Orsola Serra
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