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S.S. 30 giugno 2014
Quattro punti per salvare la lingua sarda
Dalla riunione promossa dall’Istituto Bellieni una richiesta di intervento urgente alla giunta regionale


SASSARI - Tutelare chi lavora nel mondo della lingua sarda, portare il sardo nelle scuole, ripristinare i compiti dell’Osservatorio regionale e rilanciare l’editoria specializzata in questo momento di grave crisi. Sono questi i punti approvati venerdì sera nella sala conferenze dell’Istituto Camillo Bellieni al termine di un incontro molto partecipato e a tratti acceso, che ha riunito esponenti del movimento linguistico, poeti, scrittori, autori di teatro, rappresentanze di associazioni, giornalisti, operatori degli sportelli linguistici comunali, insegnanti e appassionati, con il fine di tutelare la lingua sarda e i posti di lavoro che in questi anni si sono formati intorno a essa. Tutte le criticità sono state inserite in un documento che sarà presentato alla giunta regionale, perché siano prese in considerazione nella prossima finanziaria.

Ha introdotto i lavori Maria Doloretta Lai, presidente del Bellieni, seguita da Michele Pinna, direttore scientifico, che ha sottolineando la necessità di abbandonare le visioni personalistiche e ritornare a una politica linguistica partecipata. Numerosissimi gli interventi a seguire. Tutto parte dalla considerazione che in questi anni molti giovani hanno acquisito professionalità e sono diventati un punto importante per la difesa e la promozione della lingua sarda. Per questo occorre rafforzare le attività già intraprese come quelle degli uffici linguistici comunali. È importante che la lingua sarda entri nelle scuole come percorso formativo curriculare, uscendo dall’occasionalità dei progetti: «Domandiamo alla giunta regionale - afferma Pinna - di impegnarsi al riguardo ad aprire quanto prima un tavolo con la Soprintendenza scolastica e con il governo».

Altro tema di primaria importanza è il ripristino dei compiti istituzionali dell’Osservatorio regionale sulla lingua sarda. Questo organismo, nato con la legge 26 del 1997 per dare indicazioni di politica linguistica al competente assessorato non è più stato riunito: deve ritornare a essere espressione sia del consiglio regionale che delle province, sia dell’Università come di tutte le altre istituzioni culturali. Non poteva mancare la tutela di settori come l’editoria e il giornalismo, in crisi come pochi, che proprio grazie agli interventi sulla lingua sarda potrebbero ottenere una boccata di ossigeno. Durante la serata sono state presentate alcune delle ultime pubblicazioni del Bellieni: “Ballare in sardo”, “Prèigas” e il nuovo numero della rivista “Sesuja”.
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