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Luigi Coppola 1 ottobre 2005
Il Grillo Sparlante chiude il Festivalguer e “incanta” cinquemila spettatori
Una folla entusiasta incornicia BeppeGrillo.it. Il comico genovese, dissacratore antipolityk, eroe garibaldino del popolo cibernauta incanta per due ore cinquemila spettatori. Politica che fa spettacolo o spettacolo che fa politica: non risparmia i temuti j’accuse che affondano senza alcun timore reverenziale la nomenclatura sacra dell’estabilishment mondiale e nazionale


ALGHERO – “Un avvento per un nuovo rinascimento…”. Con quest’augurio il “folletto genovese” spossato, bagnato dal sudore della fatica e dall’umidità che avanza nella notte algherese, si congeda dal suo pubblico.Gremito all’inverosimile in ogni tappa della fenomenale tournee 2005, che si conclude dopo oltre 90 trionfi, nell’ultimo giorno di settembre all’anfiteatro Maria Pia. Cancelli aperti dalle 19.00 per defluire un transito eccezionale di spettatori. Un ultimo sostanzioso gruppo è sistemato ordinatamente nelle poltroncine sopra il palco dove campeggiano tre maxi schermi che rimandano le immagini dello show. Altre centinaia d’ingressi sono staccati all’ultimora dal botteghino per soli posti in piedi a 15 euro: alla fine si conteranno circa 5000 presenze, vigilate da un’organizzazione all’altezza dell’evento. Lo spettacolo è un contenitore di due ore, ma nessuno se n’accorge. Come le scatole cinesi, si aprono micro show, argomenti seri, drammatici, non banalizzati dalla potentissima ilarità dell’attore, ma distribuiti in una comunicazione accessibile a tutti. E’ questo il vulnus, semplice quanto “temuto” del Grillo parlante: la “comunicazione della conoscenza”. Strumento nuovo e democratico del rivoluzionario movimento, la rete internet ed i suoi derivati, il blog. Sembrerebbe la scoperta dell’acqua calda, in un’epoca tecnologicamente avanzata. La novità di Grillo risiede nel conferimento di una vera e democratica “sovranità popolare” che trova nella rete il luogo della massima libertà e liceità d’espressione, affrancata da qualsivoglia tentativo d’intermediazione burocratica, atta ad imbavagliare il pensiero o peggio l’azione di cittadinanza, propria d’ogni italiano. Si spiega il caso del suo sito, beppegrillo.it che conta centomila contatti quotidiani di migliaia di persone che vedono nel sessantenne genovese un referente di una nuova speranza nazionale. L’attacco al monologo della serata, parte dai temi locali, insulari che sfogano un entusiasmo represso da “…14 ore di traghetto o 7 di vomito…”, necessari per raggiungere l’isola, famosa per gli “ostaggi”: da traghetto appunto, o da aerei in sciopero. Passati in rassegna i problemi urbanistici d’Alghero postati al suo sito e sciorinati secondo l’idioma locale che prevede l’intercalare del “ca…” ogni dieci parole. “Avete una terra meravigliosa…ma cosa state facendo…?” Cita due volte Soru: sarà l’unico personaggio da preservare “..come un panda”, l’unico in grado di reagire all’assalto nucleare delle basi americane presenti sull’isola. Il fuoco di fila, zoccolo duro del programma Grillo, parte sull’”associazione per delinquere” inamovibile (apparentemente secondo la comunicazione tradizionale), creata dalla cementata commistione di poteri fra apparati economici e politici, vero ostacolo allo sviluppo del nostro Paese. L’affaire Bankitalia con le vicende del Governatore Fazio che hanno tenuto banco l’intera estate e ancora produrranno situazioni non prevedibili, è descritta con una serie d’informazioni tecniche conoscitive che non si fermano alla tradizionale satira televisiva, spesso “opportunamente” sospesa o censurata. Non è un teorema il Grillo pensiero, ma un dettagliato esposto d’informazioni e relazioni d’interessi. Correlati in un sistema di rapporti oligarchici e per nulla trasparenti, oltre a non coincidere con le attese di migliaia di cittadini, hanno reso a quast’ultimi risultati tristemente noti. Crack finanziari, ultimo quello Parmalat, che hanno rovinato migliaia di contribuenti, salvando i soliti noti, avvezzi a soddisfare i loro lussuosi e morbosi capricci, in un mare di debiti, pagati dalle masse ignare. Queste folle, non organizzate, hanno un qualcosa di semplicemente “potente” che fa paura ai soliti noti. Non è casuale la sottoscrizione popolare che tramite il “partigiano della terza guerra mondiale” (quella dell’informazione), ha acquistato un’intera pagina de “La Repubblica”, lo scorso 1 settembre, invitando alle dimissioni il primo funzionario della Banca D’Italia, che per le sue funzioni, merita uno stipendio annuale di oltre una dozzina di miliardi del vecchio conio. Il Governatore Fazio non è l’unico bersaglio della requisitoria del comico, che alterna il pathos del soliloquio a gags irripetibili con partner improvvisati nella folla assiepata nelle poltroncine e sugli spalti dell’impianto. La classe politica: destra e sinistra, quest’ultima che si perde a rispondere alla prima. “..Prodi ha il pulman giallo per far pan dan con i denti marroni…”, gli slogan insulsi di Bertinotti e le interviste vuote di Dalema su “Vanity fair”. I ministri leghisti che a Lugano cantano di bruciare il tricolore (i documenti sono testimoniati da filmati di repertorio), mentre nelle stesse ore lo stesso tricolore avvolge la salma di Nicola Calipari. E poi l’intreccio con la “MAFIA A NORMA DI LEGGE” (per le sue esternazioni è fra i personaggi pubblici, più querelati d’Italia: oltre Previti, anche la Montalcini lo ha citato in tribunale), perpetrato da TELECOM, con il suo proprietario (all’un per cento, titolare in una galassia infinita di società e partecipazioni), “..Tronchetto dell’Infelicità..”, Provera: distributore di dazi e ricavi, frutti d’aggiotaggi e speculazioni, appannaggio dei pochi e pagati con oltre 40.000 esuberi di maestranze (licenziamenti ridenominati “armonizzazioni”, “ristrutturazioni aziendali”) in meno di 5 anni. Come cambiare questo stato e mandare a ca..sa questi signori? Grillo arma il popolo solo con i colpi della conoscenza. Un’email a Barroso (successore di Prodi alla Presidenza della Commissione CE) per esternare la propria voce ed il diritto a cambiare vita.
Il “fuoco amico”, della parte politica vicina a queste istanze, tende spesso a mitigare queste pulsioni anche in altri settori del dibattito pubblico (vedi Marco Tarvaglio, Gino Strada), etichettandole spesso come demonizzanti o talebane. Se la democraticità raggiunta in questa sede di piazza, virtuale e non reprimibile, arriva a “guardare” anche atteggiamenti nuovi del neo Papa e le prese politiche dell’apparato ecclesiastico in temi lontani dallo spirito, probabilmente la via indicata è da considerare.
Il seguito su www.beppegrillo.it ovviamente.
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