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Mariangela Pala 3 gennaio 2019
Sicurezza: Piras attacca il dietrofront dei 5 Stelle
I consiglieri di minoranza del consiglio comunale di Porto Torres prendono le distanze dal proprio sindaco e da tutta l’amministrazione 5 Stelle che hanno votato no all´ordine del giorno contro il Dl Salvini


PORTO TORRES - I consiglieri di minoranza del consiglio comunale di Porto Torres prendono le distanze dal proprio sindaco Sean Wheeler e da tutta l’amministrazione pentastellata. Questo dopo la presa di posizione con il voto contrario, da parte della maggioranza, al documento unico proposto dalla minoranza - primo firmatario Claudio Piras - insieme ad altri consigli comunali del territorio, per chiedere al presidente del consiglio Conte di bloccare il decreto sicurezza.

«Il provvedimento come ben noto, metterà in difficoltà quelle amministrazioni virtuose in temi di accoglienza dei migranti. Quelle che con il progetto Sprar avevano dato speranze ai rifugiati e risorse al territorio», spiega il consigliere Piras. «L’incapacità di valutazione politica ed umanitaria di questa amministrazione ha accecato la maggioranza - prosegue Piras - che ha votato contro la proposta, perché gli uomini al comando hanno pensato che si trattasse di un imboscata politica per destabilizzare il governo nazionale». A votare contro i consiglieri Loredana De Marco, Andrea Falchi, Antonella Demelas e Raffaele Donadio.

«Una pessima figura sia da parte dei consiglieri di maggioranza che avevano sottoscritto il documento per poi sparire dall’aula al momento della votazione, ma - aggiunge il primo firmatario - soprattutto del presidente del consiglio che pubblicamente aveva dichiarato che avrebbe votato favorevolmente, per poi astenersi durante la votazione. Il suo voto sarebbe stato decisivo per approvare il documento». Secondo ilconsigliere Piras la maggioranza 5 Stelle non è nuova ad episodi di ossequiosa dipendenza dal capitano Leghista, «basti ricordare le vicende della nave Aquarius non inviando nessun messaggio di solidarietà come tanti sindaci di città portuali fecero».

Anche Roma su iniziativa della Baldassarre ha approvato il documento, come Torino, per citarne alcuni amministrati dal movimento. Ma sono tantissimi al giorno d’oggi, gli amministratori che chiedono ciò che la minoranza turritana ha chiesto tempo fa, «lasciando questo documento per ben due settimane nella scrivania del presidente del consiglio comunale, dove nessuna proposta di modifica è arrivata», attacca Piras. Anche l’Anci, già da prima che venisse approvato il decreto, aveva stilato un documento per porre l’attenzione sulle problematiche che tale dispositivo avrebbe prodotto.

Molteplici sono le associazioni che si sono espresse contrarie, come Libera che rimarca la facilità, con l’entrata in vigore di questo decreto, del riacquisto da parte della criminalità organizzata, tramite prestanome, dei beni confiscati dallo Stato alle mafie. «Una città che si trova in una situazione di crisi come la nostra, sia economica ma purtroppo anche culturale, - sostiene Piras - non può più permettersi un’amministrazione che crei odio e disagio tra gli ultimi, tra le persone che hanno bisogno di aiuto».

Secondo la minoranza, le colpe maggiori sarebbero del sindaco, «incapace di guidare la sua parte politica e appagando di volta in volta i vari gruppetti che sono presenti nella maggioranza, ma sempre pronto a pubblicizzare possibili finanziamenti di cui non conosce neanche le schede progettuali». Per questo la minoranza prende le distante da questa amministrazione cieca e poco propensa al dialogo, e solidarizza con tutte le altre amministrazioni che stanno portando avanti questo tema di grande valenza sociale.
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