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Red 20 luglio 2018
Il gioco delle passioni alla notte dei poeti
Il fascino di inedite melodie per il 36esimo Festival: Elena Ledda propone “Làntias”, il nuovo album che da il il titolo al concerto in cartellone questa sera, al Teatro Romano di Nora, per un ideale viaggio tra le opposte sponde del Mediterraneo sul filo delle note e delle emozioni


NORA - Incantesimi di parole e note con “Làntias”, il nuovo progetto musicale di Elena Ledda, che sarà presentato in forma di concerto, in prima nazionale, oggi (venerdì) alle 20, al Teatro Romano di Nora, sotto le insegne del 36esimo Festival La Notte dei poeti, organizzato dal Cedac/Circuito multidisciplinare dello spettacolo in Sardegna. Un affascinante itinerario tra storie d'amore e di guerra, riti della festa e graffi sull'anima con le canzoni scritte (in sardo campidanese) da Maria Gabriela Ledda (con la partecipazione di Enzo Avitabile per “De arrùbiu”) e tradotte in musica da Mauro Palmas, Silvano Lobina e Marcello Peghin, che riecheggeranno nell'antico teatro di pietra della città fenicio-punica e poi romana nel prima data del tour dell'artista selargina, sulla falsariga dell'album uscito per l'etichetta S'Ard music.

Un seducente ritratto al femminile, tra sogni e passioni, per “Nora” (che apre il disco, con una felice coincidenza nel nome con l'antica città sommersa), fa da contrappunto all'amarezza di “Beni”, in cui affiora il lato oscuro della violenza e degli abusi che cancellano la felicità tra le mura domestiche, tra ansie di madre e dolorose assenze. Focus su temi scottanti ed attuali (dal dramma dei migranti in “Cantu Luxis” ed “Arenas”, alle inutili stragi e le vite spezzate nelle varie regioni del mondo per “Ses andau” e “De arrùbiu”), per un disco che racconta le inquietudini e le tragedie del presente senza dimenticare la saggezza degli antichi e l'importanza delle radici. “Làntias” sono le lanterne che illuminano di notturni bagliori le processioni simbolo della spiritualità e della devozione popolare con un messaggio di speranza e di fede, mentre il significato profondo dell'esistenza ispira le metriche travolgenti di una moderna filastrocca in “Ca sa terra est tunda”, che riporta alla spensieratezza dell'età dei giochi fra divertimento e nonsense. E poi “Torrandi”, che riscopre i valori della civiltà contadina alle soglie del Terzo millennio, ma anche la splendida “Serenada” del galiziano Antonio Placer ed una suggestiva versione del un celebre canto popolare andino: “Ojos Azules”.

Sul palco sospeso tra cielo e mare, nel fulgore del tramonto, Elena Ledda, straordinaria voce dell'Isola, sarà accompagnata dall'affiatato ensemble che schiera oltre alla cantante Simonetta Soro, Mauro Palmas (di nuovo a Nora dopo la visionaria “Atlantide” di Mvula Sungani”, di cui ha firmato la colonna sonora) al liuto ed alla mandola, Silvano Lobina al basso, Marcello Peghin alle chitarre, Andrea Ruggeri alla batteria e percussioni e, special guest, Gabriele Mirabassi al clarinetto, tra gli “ospiti” speciali o meglio gli “incontri” che impreziosiscono il disco (nelle cui tracce si riconoscono gli apporti di musicisti come Luigi Lai, Enzo Avitabile, Gianluca Pischedda e Gigi Biolcati). Una musica capace di raccontare la complessità dell'oggi e tracciare un ideale ponte fra popoli e culture, in un'epoca segnata da conflitti etnici e religiosi, dietro cui si intuiscono le formidabili pressioni, dirette ed indirette, tra grandi interessi economici ed equilibri di potere: Làntias è un viaggio alla riscoperta di un'umanità perduta o dimenticata, tra memoria ed identità. Un'artista non può restare indifferente davanti alle tragedie contemporanee (dalle ondate di donne e uomini in fuga da guerre, carestie e persecuzioni, disposti ad affrontare l'ignoto e pericoli di un attraversamento del deserto o di un tratto di mare in tempesta per inseguire il sogno di un destino migliore agli abusi e le violenze di genere. Elena Ledda trasforma in canto, meraviglioso e struggente, l'amarezza e il dolore, l'attesa e il vuoto d'amore) per restituire dignità alle vittime e la speranza di un mondo migliore da lasciare in eredità alle generazioni future.

Nella foto (di Pierluigi Manca): Elena Ledda
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