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Red 14 luglio 2018
Omaggio a Manlio Brigaglia a Lo Quarter del llibre
Presentato l’ultimo libro sul compianto intellettuale. Ad introdurre la serata, il sindaco di Alghero Mario Bruno e la presidente Aes Simonetta Castia. Profondo interesse è scaturito per il convegno “Sardegna quasi un continente”, nell’ambito di “Liber y liber”. Fino a domenica sera, ancora tanti appuntamenti con l’editoria libraria sarda


ALGHERO – Nella serata d’apertura de “Lo Quarter del llibre 2018”, l’omaggio a Manlio Brigaglia ha emozionato in particolar modo gli spettatori della manifestazione organizzata dall’Aes, che fino a domenica propone presentazioni ed incontri con gli autori nel cuore di Alghero. Quello di ieri sera (venerdì) è stato un omaggio al “facitore di libri”, attraverso la presentazione dell’ultimo volume “Manlio Brigaglia. Tutti i libri che ho fatto”, edito da Mediando, che descrive sapientemente, attraverso le interviste di Salvatore Tola e Sandro Ruiu, la figura dello storico, del giornalista e del professore. Un uomo ironico, estremamente colto da un lato ed altrettanto popolare dall’altro, che si divertiva nel fare il suo lavoro, sempre a contatto con le tipografie. Ma cosa si può dire di Brigaglia che già non sappiano tutti? «Innanzitutto il lavoro dietro le quinte», ha risposto Tola alla domanda del giornalista Costantino Cossu. «Lui era talmente abituato a scrivere di storia degli altri – ha proseguito il co-autore – che è nata l’idea dell’intervista in modo di indurlo a parlare di se stesso».

Molto intensa è la prima parte sulla sua vita da giornalista, dove si evince la storia della Sardegna di quegli anni. Il sindaco Mario Bruno ha parlato dell’accompagnamento culturale del “professore” verso l’esperienza politica dei Giovani Turchi, «con uno spessore che oggi purtroppo manca». Inoltre, Cossu ne ha ricordato la profonda ispirazione cristiana, che in lui coincideva con l’amore per gli altri, ed il profondo rispetto per gli studenti. Sul palco de Lo Quarter, la serata ha preso il via con i saluti di Simonetta Castia e di Bruno. La presidente Aes ha affermato che l’associazione si sta prodigando in manifestazioni di carattere internazionale, e la vetrina di Alghero risponde perfettamente all’esigenza di coniugare due istanze: radicare in maniera più diffusa sul territorio le iniziative Aes, e dall’altro promuovere da un punto di vista strategico l’immagine della Sardegna anche fuori dall’Isola. Il primo cittadino ha poi sottolineato come, anche grazie alla presenza di eventi come quelli degli Editori sardi, il Mibact abbia assegnato ad Alghero il riconoscimento di “Città che legge”. “Tradurre Grazia Deledda per l’America latina” è stato il primo appuntamento della serata. Gianni Muroni ed Alberto Merler hanno parlato con Antoni Arca e Francesco Cheratzu delle traduzioni in portoghese (brasiliero) ed in spagnolo, realizzate alla Nor editrice per opere come “La madre” ed “Elias Portolu”. L’editore, ha in particolare rimarcato l’importanza di queste traduzioni per fare conoscere gli autori sardi nel mercato sudamericano. I criteri tecnici utilizzati per le traduzioni sono stati approfonditi da Muroni, mentre Merler ha auspicato l’opportunità di un’operazione simile anche per le opere di Antonio Gramsci, lo scrittore sardo più conosciuto al mondo per via delle sue idee di uguaglianza sociale.

È stata una serata profondamente interessante per la storia della Sardegna del secondo Novecento. Sandro Ruiu ha illustrato i dettagli della sua ultima fatica letteraria, “L’irrisolta questione sarda”, della Cuec, in un confronto con Salvatore Mura. Il libro traccia un quadro profondo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, con un’isola che cerca di riprendersi per poi passare alla Riforma agraria. Quindi il Piano di rinascita, l’arrivo di Rovelli e la petrolchimica, il cui bilancio a detta di Ruiu non deve essere interpretato contestualizzando il grave periodo di crisi e l’emergenza emigrazione di quegli anni. Una critica sottile è rivolta al mondo politico, che pur avendo espresso grandi nomi non è stato capace di porre rimedio alle gravi problematiche del territorio. La serata si è conclusa con la proiezione del documentario “Uno sguardo alla terra”, di Peter Marcias, tra i cui protagonisti compare proprio Manlio Brigaglia. Attraverso una serie di interviste ad alcuni tra i più grandi documentaristi al mondo, il film evidenzia il messaggio universale dell’opera di Fiorenzo Serra, “Ultimo pugno di terra”. Ma nella Sala convegni di Lo Quarter, già dal pomeriggio si è parlato di Sardegna con “Liber y liber”, attraverso il dibattito “Sardegna quasi un continente”.

Dopo l’introduzione di Castia, che ha sottolineato come occorra interrogarsi sui cambiamenti dell’isola a sessant’anni dalla pubblicazione del capolavoro di Marcello Serra, del 1958, l’editore Salvatore Ligios ha illustrato il libro da un punto di vista fotografico. Ligios ha sottolineato come il volume sia diventato un modello di riferimento per molta editoria fotografica successiva, codificando una serie di immagini stereotipate sulla Sardegna. Ma ha anche evidenziato le differenze tra la prima pubblicazione, che presenta la cultura di un’Isola quasi arcaica, e la ristampa avvenuta dieci anni dopo, nella quale subentrano nuove immagini come le ciminiere di Sarroch, che manifestano un nuovo sguardo verso la “modernità”. E proprio il Piano di rinascita, secondo Emiliano Di Nolfo della Società Umanitaria, ha provocato una cesura netta anche nella storia della cinematografia sarda. Le conclusioni degli antropologi, da un lato con Felice Tiragallo, hanno individuato ben prima gli Anni Sessanta una crescita del benessere nella classe borghese, che aveva mostrato gradimento verso il libro di Serra, considerato quasi un oggetto di lusso. Secondo Francesco Bachis, il volume colonizza in qualche modo l’immaginario fotografico sui sardi e sulla Sardegna del passato.

Nella foto: Mario Bruno e Simonetta Castia
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