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Red 6 luglio 2018
Peste suina: interviene Forestas
In affitto ad Alà dei sardi 40ettari di pascoli cespugliati di macchia mediterranea ed alcuni immobili per tre allevatori regolari. «Frutto di collaborazione con i territori», sottolinea l´assessore regionale Pier Luigi Caria. «Progetto da esportare», rilancia l´amministratore unico dell´Agenzia regionale Giuseppe Pulina


ALA' DEI SARDI - Un sogno che per Luigi, Mario ed Antonio, tre allevatori di suini di Alà dei sardi, si è fatto realtà: avere in concessione terre demaniali dall’Agenzia regionale Forestas dove avviare il proprio allevamento di maiali di razza autoctona sarda. Il via libera è arrivato martedì, con la firma nella sede locale dell’Agenzia, a Tempio Pausania, degli atti con cui circa 40ettari di pascoli cespugliati di macchia mediterranea ed alcuni immobili sono stati dati in affitto agevolato, per vent'anni rinnovabili ogni cinque, all’Azienda agricola “Sos Nurattolos Agritour”, in località Bolostiu. Il momento ufficiale della posa del primo paletto in ferro e della rete metallica, che con doppie recinzioni delimiterà l’allevamento secondo le norme sul contrasto della Peste suina africana, c’è stata ieri (giovedì) alla presenza dell’assessore regionale dell’Agricoltura Pier Luigi Caria, dell’amministratore unico di Forestas Giuseppe Pulina, dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale (il sindaco Francesco Ledda si trova all’estero per impegni istituzionali già assunti in precedenza), degli allevatori concessionari e di due delegati dell’Associazione nazionale allevatori suini. Ieri mattina, c’era anche Sebastiano Porcu, attualmente in comando a Forestas, uno dei maggiori esperti della Sardegna e l’unico titolato a riconoscere e certificare l’appartenenza dei maiali alla razza di suino sarda. Porcu è stato uno dei principali promotori che in questi mesi ha contribuito alla buona riuscita del progetto di Alà dei sardi.

«Il passo in avanti di oggi è un altro risultato positivo portato a casa dall’Unità di progetto per l’eradicazione della Psa nell’ambito della lotta alla malattia dei maiali che da quarant'anni tiene in ostaggio l’intero comparto isolano». Così Caria, che ha aggiunto: «Questo è il frutto di un confronto costante con i territori, con cittadini e amministratori locali che hanno a cuore il futuro delle proprie comunità. Proprio iniziative come quella di Alà dei sardi si muovono, dando speranza, sulla strada giusta della battaglia contro lo spopolamento delle aree rurali della nostra Isola». Pulina ha invece spiegato che «si tratta di un progetto pilota su cui la Regione intende investire esportandolo in altri zone della Sardegna, sempre a patto che vengano garantiti il rispetto delle norme sulle buone pratiche dell’allevamento suino, anche attraverso l’applicazione del benessere degli animali, così da poter raggiungere una rapida eradicazione della Psa. Da parte dell’Unità di progetto – ha proseguito l’amministratore – c’è sempre stata la disponibilità e la piena apertura alla collaborazione verso gli allevatori regolari e virtuosi che vogliono operare nella legalità: oggi lo abbiamo dimostrato e così continueremo a fare nel futuro».

«In questi territori, si è sempre allevato il maiale di razza sarda, al punto che numerosi branchi venivano portati in transumanza durante il periodo del ghiandatico dai paesi circostanti: arrivavano addirittura dalle montagne di Fonni e di Orgosolo. A causa della Peste suina africana le tradizioni sono cambiate e fino a quando non ci saremo liberati da questa malattia non sarà possibile pensare di detenere animali allo stato totalmente brado - spiega Mario Scanu - Il nostro progetto punta a valorizzare la razza autoctona in un percorso che metta assieme tipicità ambientale e ricchezze agroalimentari. Intendiamo, infatti, allevare i maiali e portare avanti il turismo rurale con percorsi in mountain bike, passeggiate a cavallo e attività didattiche aperte alle scuole e alle famiglie». Luigi Scanu, non legato da vincoli con Mario, è il più giovane della società: classe 1994 e tanta voglia di fare che sarà certamente di buon esempio per numerosi coetanei: «Partiamo dal nostro territorio con uno sguardo rivolto alle altre comunità dell’Isola che intendono investire nel comparto. Noi lo faremo anche in collaborazione con le Università locali e della Penisola». Antonio Corda, terzo componente della neosocietà agricola, ricorda che «far parte del progetto pilota significa avere una particolare responsabilità verso i tanti allevatori che in tutta la Sardegna ci guardano con notevole interesse. Riuscire bene vuol dire portare a casa un risultato positivo non solo per la nostra comunità, ma anche per chi vuole intraprendere questo mestiere attraverso le terre eventualmente concesse dalla Regione». «Allevare i maiali in biosicurezza, salvaguardando soprattutto il suino di razza sarda – ha osservato Porcu – è possibile anche all’interno delle proprietà gestite da Forestas. Per tutelare questa tipicità zootecnica è tuttavia necessario registrare e regolarizzare animali e allevamenti. Solo così si potrà dare un contributo importante per garantire un futuro, superando la consanguineità, a questa specie di animale che racconta un pezzo importante della tradizione agricola della nostra terra». Nel registro anagrafico del suino di razza Sarda risultano iscritti circa trecento capi presenti in poco meno di venticinque allevamenti sparsi in tutta la regione. In occasione del passaggio delle consegne, fra le montagne di Alà dei sardi, erano presenti gli ispettori dell’Associazione nazionale allevatori suini, che cura i registri delle razze autoctone nazionali. Silvia Tinarelli e Francesco Nen da una settimana stanno girando i diversi allevamenti presenti in Sardegna con l’ausilio di Sebastiano Mocci, dell’ufficio periferico Anas della Sardegna. Obiettivo: verificare e quindi registrare i caratteri di razza presenti negli animali già iscritti o eventualmente da iscrivere.

Nella foto: la posa del primo palo della recinzione
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