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Red 22 giugno 2018
«Commercio, serve una nuova legge di settore»
Anche il 2017 si è chiuso con un segno meno per il commercio isolano. In Sardegna, 2615 aziende hanno cessato l’attività, mentre le nuove iscrizioni al registro delle imprese sono state 1236, con un saldo negativo del 3,6percento


CAGLIARI - Anche il 2017 si è chiuso con un segno meno per il commercio isolano. In Sardegna, 2615 aziende hanno cessato l’attività, mentre le nuove iscrizioni al registro delle imprese sono state 1236, con un saldo negativo del 3,6percento (-1379 esercizi commerciali). Numeri eloquenti, segnali chiari della crisi che ha colpito il terziario. Una situazione resa ancora più difficile dall’assenza di norme e dalla disattenzione totale della politica per un settore abbandonato a se stesso da molti anni. Lo hanno detto i rappresentanti di Confcommercio e Confesercenti, sentiti ieri (giovedì) dalla Commissione speciale sull’artigianato e commercio presieduta da Roberto Deriu.

«La crisi ha radici lontane – hanno dichiarato il presidente ed il direttore regionale di Confcommercio Alberto Bertolotti e Giuseppe Scura – in Sardegna ci sono due grandi questioni aperte: la mancanza di equilibrio tra le diverse tipologie e forme di vendita con il predominio delle aziende della grande distribuzione sui piccoli esercizi e la mancata adozione di strumenti normativi a favore del tessuto commerciale urbano». In particolare, il direttore Scura ha denunciato l’assenza di una pianificazione sulla Gdo prevista e mai attuata. «Un vuoto normativo, che ha consentito alla grande distribuzione di cannibalizzare le piccole imprese – ha sottolineato il direttore di Confcommercio – l’antidoto rappresentato dalla creazione dei centri commerciali naturali non ha funzionato per diverse ragioni, economiche e organizzative. La soluzione per rilanciare il settore potrebbe essere l’istituzione dei Distretti economici urbani e territoriali, organismi pubblico-privati capaci di integrare i tre principali protagonisti del tessuto economico-istitituzionale nei territori: Comuni, associazioni di categoria e operatori commerciali».

Secondo Confcommercio, gli altri fronti su cui agire per rilanciare il settore sono l’abbattimento dei costi fissi per le aziende e la lotta all’abusivismo: «Tra tasse, imposte e contributi una piccola imprese deve fare i salti mortali – ha detto Giuliano Guida, rappresentante degli albergatori all’interno di Confcommercio – a questo si aggiunge il fenomeno dilagante dell’abusivismo, contro il quale le aziende in regola si trovano a combattere ogni giorno». Patologie di un sistema denunciate anche dal presidente di Confesercenti Roberto Bolognese: «L’abusivismo è particolarmente diffuso tra i venditori ambulanti: basta vedere cosa succede ogni giorno nelle città. Vediamo dappertutto bancarelle e carretti, per non parlare dei mercatini della domenica. A pagarne le conseguenze sono i 7500 ambulanti in regola. Il danno complessivo è tre o quattro volte superiore ai benefici che potrebbero arrivare dagli incentivi regionali». Secondo Confesercenti, una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla concessione di aree autogestite agli ambulanti: «Il mercatino dell’agroalimentare di Coldiretti, in Piazza dei Centomila a Cagliari, è un esempio da seguire, unì’esperienza che potrebbe essere replicata per il commercio tradizionale – ha proseguito Bolognese – sarebbe un modo, con costi davvero minimi, per responsabilizzare gli operatori e allo stesso tempo escludere gli abusivi ».

Il numero uno di Confesercenti si è poi soffermato sulla necessità di porre mano a una nuova legge di settore: «La legge 5 del 2006 è ormai obsoleta. E’ stata superata dalle nuove disposizioni nazionali ed europee. Per ottenere il riequilibrio tra grande e piccola distribuzione servono regole semplici e certe – ha affermato Bolognese – noi abbiamo proposto anche l’introduzione di specifici vincoli nella nuova legge urbanistica per la costruzione di centri commerciali. Allo stesso tempo, occorre penare a strumenti normativi più agili e immediati per rivitalizzare il commercio nei centri urbani». Sulla volontà di procedere al varo di una nuova legge sono arrivate ampie rassicurazioni da Deriu: «La Commissione è nata proprio con questo intento, fare una ricognizione complessiva nei settori dell’artigianato e del commercio per individuare possibili soluzioni normative. Entro il mese di luglio, elaboreremo una proposta di legge che accoglierà i suggerimenti di tutti i soggetti in causa. Per questo, abbiamo chiesto la collaborazione di Unioncamere per una serie di incontri tematici nei territori con gli operatori. Dalla prossima settimana, sentiremo anche le organizzazioni sindacali, gli Enti locali, i rappresentanti del credito e della grande distribuzione». Primo appuntamento giovedì 28 giugno, alle 10.30, in seduta congiunta con la Commissione Bilancio, per l’audizione dei vertici di Banco di Sardegna, Intesa San Paolo, Confidi, Artigiancassa e Sfirs.
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