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Red 23 gennaio 2018
Basket: la Dinamo sfida i lituani
Ieri pomeriggio, nella Club house di Via Nenni, il coach del Banco di Sardegna Sassari Federico Pasquini ha incontrato la stampa in vista del Game 12. Oggi, alle 20.30, sarà alzata la palla a due del match valido per la dodicesima giornata di regular season di Basketball champions league, contro la Juventus Utena


SASSARI - Ieri pomeriggio (lunedì), nella Club house di Via Nenni, il coach del Banco di Sardegna Dinamo Sassari Federico Pasquini ha incontrato la stampa in vista del Game 12. Oggi, alle 20.30, sarà alzata la palla a due del match valido per la dodicesima giornata di regular season di Basketball champions league, contro la formazione lituana della Juventus Utena.

Prima di parlare della sfida che attende i suoi ragazzi, il tecnico biancoblu ha analizzato il momento: «Ci conosciamo da tanti anni, ci ho sempre messo la faccia e sono sempre stato abbastanza chiaro su quanto accade. La mia analisi va dal 20 dicembre al 22 gennaio: in questo periodo noi vinciamo una partita su otto, bruciamo la partecipazione Final eight e, in parte, il passaggio di turno in Basketball champions league. Se faccio una valutazione da un punto di vista tecnico-tattico devo dire che il nostro attacco è estremamente brillante, vedo condivisione della palla e miglioramenti, ma ci sta mancando la qualità difensiva che avevamo raggiunto nella fase in cui abbiamo capitalizzato sette vittorie di fila. Ci stiamo lavorando molto ogni giorno e credo sia legata ai risultati, ci manca il mezzo passo in più. Sugli obiettivi non raggiunti sono responsabile come general manager-allenatore ed è il mio lavoro analizzare il problema: nella mia analisi viene fuori che in queste otto partite abbiamo bucato Pesaro e Monaco. A Pesaro siamo arrivati in una condizione in cui non avevamo forza mentale dopo il grande sforzo nelle sfide con Trento e Murcia, mentre a Monaco abbiamo affrontato una squadra di altro livello rispetto a noi. Siamo arrivati a questa sfida con il dispiacere di essere fuori dalle F8 e praticamente non siamo entrati in campo. Secondo me, a Cantù abbiamo fatto una partita di grande qualità, a parte uno spezzone del secondo quarto in cui abbiamo avuto un calo a livello difensivo, la nostra è stata una prestazione valida e di cuore, dove ci è mancato un passaggio per arrivare fino in fondo. Chi gioca le tre partite alla settimana sa (e lo hanno dimostrato Venezia-Varese e Torino-Brindisi) che i giocatori non sono dei robot, sono persone, e può capitare che resti fuori dalle Final eight a 16punti per un tiro carpiato da 10metri ed è normale che ne soffri. Vedere Venezia e Torino mi ha fatto capire che non siamo gli unici a non avere robot, ma persone; nell’analisi di questo periodo, posso dire è vero che abbiamo mancato degli obiettivi, ma la prestazione c’è stata, ci è mancato il particolare per arrivare. Ho deciso che non parlerò mai più degli arbitri da adesso fino a fine stagione, mentre voglio fare chiarezza sulla situazione che riguarda Levi Randolph. L’ho tolto per un motivo fondamentale, perché essendo un ottimo giocatore e un bravo ragazzo stava implodendo senza dare nulla al gruppo. Il rischio era che il gruppo potesse spersonalizzarsi utilizzando il fatto di essere uno in più per non dare il meglio».

È il momento di guardare avanti: «Da adesso dobbiamo ragionare che mancano quattordici giornate e dobbiamo fare il nostro meglio nella costruzione di una squadra che oggi, dopo essere passata in mezzo a mille problematiche, ancora non è completa. Dobbiamo reagire nella maniera giusta su più fronti, abbiamo la possibilità di trovare un giocatore che sia il più utile possibile, non ci serve tanto, ma quel particolare per fare in modo che le partite all’overtime fuori casa come con Venezia e Cantù vadano oltre e si vincano a prescindere. Abbiamo delle basi molto solide, crediamo in questo gruppo e nel roster costruito con sei giocatori già confermati per la prossima stagione: una cosa non facile, visto che quest’anno siamo partiti soltanto da due e il precedente da zero, abbiamo costruito la squadra ex novo. Partire da sei è un grande vantaggio e sono convinto che il prossimo anno si raccoglieranno i frutti: dobbiamo sfruttare al meglio questo periodo per costruite anche in ottica futura».

Il futuro è adesso: «Arriva la Juventus Utena, una squadra che in campionato vince facile e ha avuto difficoltà solo con lo Zalgiris. Domenica ha vinto bene in campionato e arriverà fresca e determinata a conquistare la vittoria. Anche noi abbiamo i nostri obiettivi: passare al turno successivo (se dovessero incastrarsi alcuni risultati) oppure trovare il migliore piazzamento per gli eventuali sedicesimi di Fiba cup, ai quali andremo senza vergognarci e con la voglia di fare bene. Lavoriamo dalla mattina alla sera, teniamo a ogni competizione che facciamo quindi non abbiamo niente di cui vergognarci. Il gruppo è unito e compatto».

Quali sono le caratteristiche di Utena?
«I loro principali terminali offensivi sono i due americani Ireland e Dendy, che ci hanno fatto molto male all’andata. Oltre a queste due pedine, possono contare sui giocatori lituani che danno fisicità e profondità al roster: è una squadra che gioca molto fisica con il 3, il 4 e il 5 molto grossi. Noi dovremo essere bravi a correre in contropiede quanto più possibile ed essere aggressivi fin dal primo possesso».

Che tipo di giocatore state cercando sul mercato?
«È un po’ che ci guardiamo intorno, ma abbiamo le idee chiare: ci serve un giocatore che sia pronto ad essere inserito subito e che abbia esperienza europea. La fretta non è una buona consigliera quindi ci stiamo prendendo i nostri tempi: abbiamo bisogno di un giocatore che ci apra il campo».

Nella foto: coach Federico Pasquini
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