La Sardegna è la prima Regione in Italia, insieme al Friuli Venezia Giulia, ad aderire al Sistema di sorveglianza della mortalità materna istituito presso l’Istituto superiore di sanità
CAGLIARI - La Sardegna è la prima Regione in Italia, insieme al Friuli Venezia Giulia, ad aderire al Sistema di sorveglianza della mortalità materna istituito presso l’Istituto superiore di sanità. Nei giorni scorsi, a Cagliari, sono partite le attività di formazione/informazione sul progetto, rivolte agli operatori dei punti nascita, delle Ginecologie e delle Ostretricie.
Gli obiettivi principali del sistema di sorveglianza sono la riduzione delle morti materne, la prevenzione di quelle evitabili e la limitazione degli esiti conseguenti a complicazioni di gravidanza, parto e puerperio che sono aspetti cruciali della pratica ostetrica, priorità di Salute pubblica e principali indicatori di qualità, efficacia ed appropriatezza di un sistema sanitario. Il sistema di sorveglianza, coordinato dall’Iss, nasce come “progetto pilota” nel 2012 coinvolgendo sei regioni italiane (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia) a cui, nel 2015, si aggiungono altre due regioni (Lombardia e Puglia) con una copertura del 73percento dei nati in Italia, pari a circa 375mila nati annui.
I risultati del progetto pilota hanno messo in luce la necessità di istituire anche in Italia un sistema di sorveglianza sul modello delle "confidential enquires" del Regno Unito che permetta di monitorare non solo l’andamento del fenomeno, ma anche i suoi determinanti al fine di migliorare la qualità e la sicurezza dell’assistenza alla gravidanza, parto e puerperio e di ridurre al minimo la mortalità e la grave morbosità materna evitabile; inoltre, dimostrano come anche in Italia più della metà delle morti materne sono prevenibili mediante un’analisi delle cause cliniche ed organizzative ed una loro correzione. La sorveglianza attiva è in grado di rilevare la totalità delle morti materne incidenti, attribuire le cause dei decessi ed evidenziare eventuali criticità assistenziali e/o organizzative con l’obiettivo di migliorare la pratica clinica e ridurre la mortalità e la grave morbosità materna evitabile. Le morti materne, sottostimate in diversi Paesi socialmente avanzati, potrebbero essere ridotte del 50percento grazie al miglioramento degli standard assistenziali.
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