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Enrico Muttoni 1 luglio 2017
L'opinione di Enrico Muttoni
Storia della poseidonia infame


Un autorevole battibecco tra l'Assessore Selva ed il consigliere Piras ha fatto tornare agli onori della cronaca algherese la poseidonia spiaggiata. Che non è un'alga, ma la chiamerò così per brevità. La presenza del deposito di quest'alga spiaggiata è un problema sotto vari aspetti, ma è un prodotto di due leggi falsamente ecologiche. La prima impedisce di ributtare in mare sia i materiali spiaggiati, sia quelli escavati. La seconda impedisce il conferimento in discarica della poseidonia perchè contiene troppo sale, che, dilavato dalle piogge, potrebbe finire nella falda acquifera. L'unico sale destinato ad essere disperso sui terreni, infatti, è quello contenuto nei reflui per l'irrigazione. La soluzione a questo problema è stata, finora, la movimentazione della biomassa dal luogo dello spiaggiamento ad un deposito temporaneo, e viceversa. Come accade a qualche suocera che passa le vacanze alternandosi tra i figli, che si adattano ad una non facile convivenza.

La presenza di questo materiale sulla spiaggia, infatti, dà fastidio a qualche persona, che protesta per l'odore tipico, che taluni indicano come di putrefazione; e per la sensazione al contatto, che viene giudicata fastidiosa. Se tutte le alghe spiaggiate ad Alghero andassero davvero incontro alla putrefazione, il fetore che ne deriverebbe verrebbe sentito fino a Sassari. Quanto poi all'odore delle alghe, esso non è più forte di quello della torba, che caratterizza i villaggi della campagna inglese. Sul gradimento degli odori, ognuno potrà dire la sua: certamente non si tratta di putrefazione. C'è chi ha studiato diversi tipi di utilizzo della poseidonia per uso industriale, ma qualunque attività si voglia intraprendere, le quantità di materiale a disposizione sono troppo scarse. Sono peraltro utilizzate in cosmesi, dove possono essere valorizzate anche se in quantità limitate.

Il regime delle correnti, però, fa sì che la quantità depositata di alghe sia in costante e continuo aumento: ed effettivamente dev'essere preso qualche provvedimento: da qui le discussioni. Quello che il normale cittadino si chiede è come mai le autorità preposte non richiedano alle amministrazioni centrali una deroga alla normativa vigente.
La Sardegna, non facciamo altro che ripeterlo, è un'isola con peculiarità straordinarie. Ne consegue che, spesso, i regolamenti, le normative, le leggi generali comunitarie e nazionali non si adattino alla realtà contingente. In altri luoghi. per questi casi, di qualunque materia si tratti, gli interessati chiedono una deroga: ovvero il riconoscimento della propria eccezionalità. E' capitato numerose volte in campo alimentare, in cui le procedure tradizionali di lavorazione sono andate a confliggere coi dettami rigorosi dell'igiene: ricordate il lardo di Colonnata, che secondo la Ue non poteva essere stagionato secondo tradizione? I produttori si sono ribellati ed hanno avuto ragione.
Ora la nostra poseidonia non fa male a nessuno, anzi. E se la sua parte eccedente non può essere portata in discarica, o rigettata in mare, la colpa non è del vegetale. E' di quelli che approvano leggi pseudo ambientaliste a scatola chiusa. Peraltro sorge il dubbio: ma i nostri funzionari regionali e locali, sono culturalmente in grado di chiedere una deroga, scriverla, articolarla, motivarla e portarla in commissione? O son solo capaci di sterili, autoreferenziali battibecchi?
26/3/2024
Il Gruppo d’Intervento Giuridico ha inoltrato una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti per verificare la legittimità di quanto si sta realizzando. Coinvolti il Ministero della Cultura, la Regione, la Soprintendenza, il Comune di Alghero, i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, informata la Procura della Repubblica


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