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Red 27 giugno 2017
Dieci fari da recuperare in Sardegna
«Beni a nuova vita per creare valore», ha dichiarato il presidente della Regione autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru, presentando il bando che punta al recupero ed al riuso di dieci fari sul territorio isolano


CAGLIARI - Dieci fari tra i più noti della Sardegna, in zone di particolare rilievo paesaggistico ed ambientale e di grande potenzialità turistiche, saranno dati in locazione o in concessione per essere oggetto di interventi di restauro e riutilizzo. All’interno di una visione che promuove, in sinergia tra diversi livelli amministrativi e con il coinvolgimento dei privati, la piena valorizzazione degli immobili esistenti, la Regione autonoma della Sardegna e l’Agenzia del Demanio, per la prima volta in Italia, in un rapporto di proficua collaborazione, elaboreranno congiuntamente un bando che riguarderà dieci tra fari e stazioni semaforiche: nove regionali ed uno ancora in capo allo Stato.

«La Regione possiede beni di grande valore: vogliamo metterli in grado di creare reddito e occupazione - ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru - Siamo ben consapevoli che giocare questa partita significa dover affrontare complessità burocratiche e contenziosi, ma non si può continuare a tenerli bloccati come è stato fatto per troppo tempo, con il risultato di vederli trasformati spesso in ruderi abbandonati. Siamo determinati a metterli a disposizione, e nel caso dei fari ci siamo riusciti grazie ad un importante lavoro di squadra e alla collaborazione con l’Agenzia del Demanio, che ci permette di raggiungere una maggiore e immediata visibilità internazionale». La Giunta, su proposta dell’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu e di concerto con gli assessori della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano e del Turismo Barbara Argiolas, ha infatti dato mandato all’Assessorato degli Enti locali di stipulare un accordo di collaborazione con l’Agenzia del Demanio per la predisposizione e l'attuazione degli atti esecutivi del Progetto orizzonte fari, in attuazione del Programma integrato di valorizzazione dei compendi costieri, predisposto dalla Conservatoria delle coste della Sardegna ed approvato dalla Giunta regionale il 14 maggio 2013.

Il Programma integrato di valorizzazione include i seguenti fari e stazioni semaforiche: vecchio faro di Razzoli (La Maddalena); faro di Punta Filetto-Isola di Santa Maria (La Maddalena); ex stazione di vedetta di Marginetto (La Maddalena); ex faro di Capo d’Orso (Palau); ex stazione segnali di Capo Sperone (Sant’Antioco); ex stazione semaforica di Capo Ferro (Arzachena); ex stazione di vedetta di Capo Fìgari (Golfo Aranci); ex stazione segnali di Punta Falcone (Santa Teresa Gallura); ex stazione semaforica di Punta Scorno (Isola dell’Asinara); faro di Capo Comino (Siniscola), ancora in capo allo Stato. Il restauro degli edifici esistenti è consentito negli ambiti di paesaggio costieri. Eventuali modifiche alle disposizioni contenute negli strumenti urbanistici comunali possono essere apportate attraverso specifiche varianti, anche per interventi di riuso e trasformazione a scopo turistico-ricettivo degli immobili.

«La Regione possiede beni di grande valore e vogliamo metterli in grado di creare reddito ed occupazione - spiega Pigliaru - Siamo ben consapevoli che giocare questa partita significa dover affrontare complessità burocratiche e contenziosi, ma non si può continuare a tenerli bloccati come è stato fatto per troppo tempo, con il risultato di trasformarli spesso in ruderi abbandonati. Facciamo la nostra parte mettendoli a disposizione perché, nel rispetto delle regole, tornino a nuova vita e vengano resi produttivi. Siamo determinati ad andare avanti in questa direzione - conclude il presidente regionale - Nel caso dei fari ci siamo riusciti grazie ad un importante lavoro di squadra e alla collaborazione con l’Agenzia del Demanio, che ci permette di raggiungere una maggiore e immediata visibilità internazionale».

«I fari e le stazioni semaforiche – sottolinea Erriu – sono collocati in promontori o piccole isole, in zone dichiarate di pubblico interesse, talvolta all’interno di Parchi e riserve nazionali o regionali oppure di aree marine protette e di siti di interesse comunitario. Sono immobili di proprietà pubblica, dunque soggetti a vincolo storico-culturale. Anche le norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale, nel riconoscere alla rete infrastrutturale storica la natura di bene identitario, ricomprendono fanali e fari, che devono essere oggetto di interventi di valorizzazione e riuso nel contesto dei circuiti di fruizione del paesaggio. Con il coinvolgimento degli imprenditori privati e delle amministrazioni locali su cui questi beni ricadono, valuteremo i progetti più ambiziosi che contribuiscano al rilancio economico e turistico dei territori, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Abbiamo voluto impostare un approccio unitario di questa materia, per costruire un circuito di fruizione dei paesaggi costieri in maniera integrata», spiega Erriu.

«Per questo motivo stipuleremo un accordo di collaborazione con l’Agenzia del Demanio, che di recentemente ha dato vita al Progetto Valore Paese Fari, il quale punta alla promozione di una rete nazionale dedicata ad una forma di turismo sostenibile, legata alla cultura del mare e dell’ambiente mediterraneo. Tale accordo consentirà di utilizzare un unico modello gestionale nella ricerca dei migliori aggiudicatari per una valorizzazione del patrimonio costiero inclusiva», conclude l'assessore degli Enti locali. «Questa iniziativa è perfettamente in linea con le nostre politiche ambientali – afferma Spano – Naturalmente i bandi selezioneranno progetti vincenti, cioè rispettosi di tutti i principi della sostenibilità sia nel restauro che nella fruizione delle aree. Negli atti di concessione dovranno infatti essere contemplati impatti ambientali minimizzati, compresa la gestione dei rifiuti, e dovranno essere definiti alti standard di qualità ambientale per la fruizione dei beni resi accessibili, specialmente in quelli situati nei parchi nazionali e nelle aree marine protette». «Si tratta - dice Argiolas - di strutture inserite in scenari di grande pregio che avranno nuova vita e potranno essere valorizzate, sempre nel rispetto di quel modello di sviluppo sostenibile che questa amministrazione sta portando avanti. Riteniamo che questa seconda vita dei fari ci aiuterà a rendere più ampia anche la nostra offerta di qualità. In tutto il mondo le vecchie torri costiere di segnalazione, quelle ancora operative e quelle dismesse, sono sempre più spesso oggetto di riconversioni e soddisfano target di turisti sensibili alla salvaguardia del paesaggio e ad alta capacità di spesa».

Nella foto: un momento della conferenza stampa
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