Il sindaco Sanna prova a ricomporre la frattura che si è aperta fra lui e la maggioranza, soprattutto nel Pd, dopo le dimissioni in sequenza dei tre assessori. Dura presa di posizione dei pentastellati
SASSARI - Prove tecniche di pace a Palazzo Ducale dove da settimane sono in corso le trattative tra i partiti della maggioranza per scongiurare lo spettro delle elezioni anticipate. Lo strappo più insidioso per il sindaco di Sassari Nicola Sanna è quello con il suo stesso partito, il Pd, che con 14 consiglieri "comanda" in Consiglio comunale.
A loro il Primo cittadino ha presentato un documento che propone un azzeramento della giunta per andare avanti altri due anni e mezzo e concludere il mandato. Il suo è una sorta di patto che prova a ricomporre la spaccatura all'interno della coalizione dopo le dimissioni in sequenza dei tre assessori Alessio Marras, Gianni Carbini (vicesindaco) e Vittoria Casu. Sanna chiede di ricostruire un esecutivo ex novo ma rivendica il rispetto degli equilibri politici usciti dalle urne, e ancora un cronoprogramma per le opere e i progetti da realizzare.
Non è convinta l'opposizione, con il Movimento Cinque Stelle in testa, con i due portavoce Murru e Manca convinti che «per far ripartire Sassari non occorre soltanto azzerare la Giunta e rattoppare le falle a suon di compromessi politici: occorre chiudere la parentesi amministrativa del sindaco Nicola Sanna dando ai cittadini la possibilità di valutare l’operato del Partito democratico negli ultimi anni di governo della città e scegliere democraticamente la loro alternativa».
«Sassari è attualmente una città che assiste attonita ai continui bisticci e giochi di potere di un partito che, è importante ricordarlo, ha ricevuto il 65% dei consensi da parte dei sassaresi - attaccano Murru e Manca -. Si deve avere anche il coraggio di ammettere di aver fallito, di mostrarsi umili nei confronti di chi ha inizialmente riposto la sua fiducia nel programma promesso, e non mantenuto, dal sindaco Nicola Sanna. Un Sindaco che se amasse davvero la sua città si sarebbe già messo da parte. E invece nulla è ancora accaduto: si battono i pugni solo per le poltrone mentre una città in agonia assiste inerme a questi giochi politici».
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