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Red 20 marzo 2017
«Diamo un calcio all´intolleranza»
«La Regione vuole offrire ai migranti concrete opportunità di integrazione», ha dichiarato l’assessore regionale degli Affari generali, con delega all’Immigrazione, Filippo Spanu


CAGLIARI - Tutti in campo con rinnovate speranze e sano agonismo. 128 migranti, con lo status di richiedenti protezione internazionale, hanno preso parte, nel Centro sportivo del Cagliari calcio, ad Assemini, alla seconda giornata di sport inserita nella manifestazione “Diamo un calcio all’intolleranza”, promossa dalla Regione autonoma della Sardegna, in collaborazione con la Figc Sardegna, con la società rossoblu e con l’Associazione ex calciatori rossoblu. Il gioco del calcio diventa strumento di inclusione, momento di crescita e di aggregazione. Con l’assessore regionale degli Affari generali, con delega all’Immigrazione, Filippo Spanu, sono intervenuti Sandro Camba (in rappresentanza della Figc), l’ex rossoblu dello scudetto Giuseppe Tomasini, insieme agli altri ex del Cagliari Renato Copparoni, Giuseppe Bellini e Gianni Roccotelli.

Spanu, nel ringraziare il Cagliari per l’ospitalità e per il concreto sostegno e nel ribadire che la Regione è al fianco della società nel percorso che deve portare alla realizzazione del nuovo stadio, ha ricordato le finalità dell’iniziativa che nasce e si sviluppa «con l’intento di offrire ai migranti una reale opportunità di integrazione. Con questi progetti, si favorisce l’inclusione e diminuisce il livello di insicurezza dei sardi di fronte ai fenomeni migratori. La Giunta - ha ribadito - punta su un’accoglienza diffusa nel territorio. Ora i migranti sono ospitati solo in 63 Comuni dell’Isola, ma vogliamo, anche con iniziative come quella di oggi, far crescere il numero dei centri coinvolti. C’è tanto da lavorare, in piena intesa con le amministrazioni comunali. Su queste basi è più facile raggiungere l’obiettivo». Spanu ha anche sottolineato, a proposito dei nuovi Centri di permanenza per i rimpatri previsti dal decreto Minniti-Orlando, che «l’Esecutivo regionale non è contrario a priori all’apertura di un Cpr in Sardegna, ma a condizione che ciò avvenga nel rispetto degli interessi del territorio che dovrà essere necessariamente consultato, attraverso un confronto con i sindaci, prima di assumere ogni decisione. Il decreto Minniti-Orlando contempla per i migranti nuove opportunità di inserimento grazie ad attività di volontariato. In questi ambiti la Regione, pur non dimenticando le esigenze e le istanze dei giovani sardi alla ricerca di un lavoro, è pronta a collaborare con i comuni per l’avvio dei progetti che agevolano l’inclusione dei ragazzi che vivono nei centri di accoglienza».

I migranti, con grande entusiasmo e con l’emozione di giocare a calcio nel campi di allenamento della squadra simbolo della Sardegna, hanno affrontato la sfida. Sono giunti dai centri di accoglienza di Palmas Arborea, Ilbono, Aritzo, Aglientu, Uta, Ula Tirso, Ilbono, Sini, Narcao, Cabras, Cagliari e Neoneli, dove hanno trovato ospitalità al loro arrivo in Sardegna, al termine di lunghi e dolorosi viaggi sulla terraferma e per mare. Gli atleti, suddivisi in quattro squadre e sotto la guida di un gruppo di tecnici federali, hanno dato vita a un torneo con partite dirette da arbitri della stessa federazione. Attualmente la Sardegna accoglie 5.100 migranti. Almeno 2mila giovani, per età, doti fisiche ed abilità tecnica, possono trovare spazio in squadre di calcio dell’isola. La giornata è stata anche l’occasione per offrire a questi ragazzi, fuggiti dalle atrocità della guerra e da luoghi dove è difficile vivere ed avere un futuro, un’opportunità di inserimento nelle società calcistiche sarde. I club isolani, a causa della flessione delle iscrizioni, rischiano di non poter disputare i campionati per mancanza di giocatori. Su questo punto, la Giunta Pigliaru si è fatta promotrice di una richiesta alla Figc, affinché vengano risolte le problematiche legate al tesseramento dei migranti che, nella maggior parte dei casi, sono privi dei necessari documenti di riconoscimento. Il primo atto del progetto si svolto il 16 dicembre 2016, nell’impianto di Sa Rodia, ad Oristano. Una terza iniziativa sarà organizzata nelle prossime settimane a Sassari.

Nella foto: un momento dell'incontro


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