Enrico Muttoni
26 febbraio 2017
L'opinione di Enrico Muttoni
Reflui in mare, primo passo per tutelare il Calich
Raffaele Cadinu, al quale mi lega una vecchissima amicizia, ha inserito nel suo ultimo intervento a riguardo dei recenti avvenimenti che hanno comportato un mutamento delle condizioni del Calich, una serie di dati quantitativi in merito ai contenuti di fosforo e azoto. Giungendo però a conclusioni errate, che doverosamente debbo sottolineare, per non aumentare la già devastante confusione in cui si trova il sistema depuratore-Filibertu-Calich. Arrotonderò le cifre per facilitare la comprensione di quanto affermo. Alghero invia ogni giorno al depuratore, diciamo, 20000 metri cubi di liquami. Se il depuratore dispone, supponiamo, di vasche per il trattamento per un totale di 100000 metri cubi, significa che il tempo di lavorazione dei liquami è di 5 giorni. Quello che i tecnici chiamano tempo di permanenza. Esaurito il quale, il refluo trattato finisce nel rio Filibertu. Naturalmente i progettisti, nel dimensionamento dell'impianto, debbono tener conto di questo parametro fondamentale, il tempo di permanenza, per una corretta progettazione.
Questo significa anche che le prestazioni dell'impianto non possono variare se non entro tolleranze abbastanza ristrette, altro fattore che influenza la progettazione. Quello che accade ai liquami nel depuratore, accade esattamente ai reflui nel Calich: essendo il volume dello stagno di 1.100.000 metri cubi, il tempo di permanenza dei reflui è di 55 giorni, prima che si versino in mare. Cadinu opera, correttamente, i calcoli assoluti in peso del fosforo e dell'azoto rilasciati dal depuratore , ma avanza l'ipotesi che questa massa venga catturata e metabolizzata dai vegetali opportunisti; causando l'eutrofizzazione. Se questa ipotesi fosse vera, sotto il ponte di Fertilia dovremmo veder scorrere acqua purissima, in quanto priva degli elementi citati. E comunque, la quantità assorbita di questi sarebbe fortemente influenzata dal tempo di permanenza. Non potremo fare questo bilancio fino a che qualcuno non determinerà fosforo e azoto nel punto di sbocco a mare.
Queste tecniche di depurazione, va sottolineato, sono tanto più efficaci quanto più il liquido da depurare è ricco di nutrienti. Man mano le concentrazioni si abbassano, l'effetto di scambio pianta- liquidi diminuisce. I depuratori infatti, non possono spingere la depurazione illimitatamente: aggiungere altre vasche diventa inutile, ed i fanghi attivi possono vivere di poco, ma non di nulla. Le concentrazioni limite, dettate dalle tabelle 3 e 4 dell'allegato V del testo unico sull'ambiente non sono numeri gettati a caso: ma rappresentano il miglior compromesso tra tecnologia depurativa e rispetto del corpo recipiente; Filibertu, Calich o Rada di Alghero che sia. Questo significa che un depuratore correttamente gestito non potrà mai, da solo, causare l'eutrofizzazione.
Se posso avanzare una congettura, il fenomeno di proliferazione algale di questi giorni può essere la conseguenza di concomitanti fattori meteorologici favorevoli, oltre che da qualche malfunzionamento di impianto. Resta il fatto che, a scanso di dubbi, l'allontanamento dello scarico dal Rio Filibertu, per portarlo a mare ad una profondità adeguata, sarebbe il primo passo verso una seria tutela dell'ambiente.
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