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Red 9 gennaio 2017
Urbino: studi e ricerche sulle grotte di Alghero
Le grotte presenti nell’area di Capo Caccia e la Grotta di Nettuno in particolare, presentano peculiarità uniche dal punto di vista geologico, idrogeologico e speleologico, legate all’azione del mare sull’ecosistema ipogeo


ALGHERO – Da alcuni anni, l’Università degli Studi di Urbino sta svolgendo studi e ricerche sui principali sistemi carsici italiani, sono in corso progetti di ricerca incentrati sulla geologia, l’idrogeologia, la speleogenesi ed il microclima sotterraneo di questi sistemi. Le grotte presenti nell’area di Capo Caccia e la Grotta di Nettuno in particolare, presentano peculiarità uniche dal punto di vista geologico, idrogeologico e speleologico, legate all’azione del mare sull’ecosistema ipogeo. Esiste una continua interazione sia a livello dell’atmosfera ipogea che a quello dell’idrosfera della grotta, con l’ambiente marino esterno, che rendono il sistema carsico algherese unico nel suo genere.

In sintesi, i sistemi carsici ipogei di Capo Caccia, costituiscono un sito ideale per poter studiare in maniera dettagliata l’interazione tra il sistema marino e l’ecosistema sotterraneo. Per effettuare questi studi, l’Università Urbino, ed in particolare il Dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente, ha chiesto la collaborazione del Grup Espeleològic Alguerès, che ormai da molti anni esplora e studia le grotte dell’algherese e le loro parti sommerse delle quali è profondo conoscitore. Nel 2012, il Gea si è attivato per effettuare il posizionamento di sensori di temperatura all'interno della Grotta di Nettuno, in particolare nei diversi laghi presenti all'interno della cavità, fino ad una profondità di 62metri.

Nel dicembre 2016, gli speleologi sono ritornati nella grotta per completare il recupero degli ultimi strumenti rimasti e carichi di preziosi dati accumulati nell’arco di quattro anni, posizionati nel Lago Semilunare, il più lontano e profondo della grotta. Le numerose e pesanti attrezzature necessarie per l'immersione profonda, utilizzando miscele di gas a base di elio, vengono trasportate dagli speleologi del Gea coadiuvati da alcuni componenti del Gsas, e dopo qualche ora di faticoso avanzamento attraverso i cunicoli e le gallerie che si snodano nel cuore del promontorio di Capo Caccia, Giampiero Mulas si è nuovamente immerso nelle grandi gallerie sommerse per il recupero dei sensori.

Durante l'immersione, lo speleosub algherese ha continuato l'esplorazione degli spettacolari ambienti visti nelle immersioni precedenti, raggiungendo il fondo della cavità a 75metri di profondità. I primi dati ricavati dai sensori ed elaborati da Marco Menichetti, docente dell’Ateneo urbinate, hanno dato risultati molto interessanti e, dopo l’elaborazione completa, saranno oggetto di una prossima pubblicazione scientifica. Anche nella Grotta della Dragunara e nella Grotta Verde, nella quale il Gea ha impiegato due generazioni di speleologi per esplorarla sistematicamente ed al momento è impegnato con il monitoraggio della fauna cavernicola presente al suo interno, verranno posizionati dei sensori nei profondi laghi interni, così da ottenere una ampia mappatura delle variazioni di temperatura del sottosuolo sommerso algherese e dell’influenza dell’ingressione marina all’interno delle grotte allagate presenti nel promontorio di Capo Caccia; un importante ed impegnativo progetto mai effettuato prima sul territorio. Alla luce dei risultati ottenuti, oltre alla Grotta di Nettuno, la grotta Verde e la grotta della Dragunara, anche altre grotte minori verranno studiate nei prossimi approfondimenti esplorativi e scientifici del Grup Espeleològic Alguerès.

(Foto di Giampiero Mulas, archivio fotografico Grup Espeleològic Alguerès)


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