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A.B. 24 settembre 2016
Oristano: quando l´arte è solidale
Biglietto d’ingresso per la Pinacoteca Comunale Carlo Contini e per il Museo Antiquarium Arborense ad un euro ed incasso devoluto alla zone del centro Italia colpite dal terremoto


ORISTANO - Per le Giornate Europee del Patrimonio, oggi (sabato) e domani, domenica 25 settembre, il Comune di Oristano mette a disposizione i suoi luoghi della cultura, aderendo all’invito espresso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per sostenere la gara di solidarietà a favore delle popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto. La Giunta Tendas ha stabilito un biglietto d’ingresso scontato ad un euro per visitare il Museo Antiquarium Arborense e la Pinacoteca Comunale Carlo Contini.

All’Antiquarium, oltre alla collezioni permanenti, si potrà visitare la mostra fotografica “L’ombra di Lord Vernon fra le rovine di Tharros”, che sarà inaugurata oggi, alle ore 18.30 (per l’inagurazione l’ingresso sarà gratuito). La mostra prende il titolo da un articolo del 1949 di Giovanni Lilliu su una nuova violazione di tombe tharrensi. Il quinto Barone Vernon, lord Georg John Warren, già Venables, fu un importante studioso della Divina Commedia, ma anche archeologo, attivo a Roma, Pompei, Cuma. Nel 1851, attratto dalle notizie di scoperte archeologiche a Tharro, nella necropoli scoprì quattordici tombe cartaginesi intatte, con corredi costituiti da oreficerie, oggetti in argento, bronzo, sigilli-scarabei, ceramiche, che andarono ad arricchire la sua collezione fiorentina, andata dispersa alla sua morte. La mostra sarà visitabile dalle 9 alle 14 e dalle 15 alle 20.

La Pinacoteca propone invece le due mostre “Di Madre in Madre”, della fotografa Anna Marceddu, ed “Il Segno di Eva”, dell’artista sassarese Paola Giuseppina Moretti, nonché la collezione permanente di arte sarda del Novecento. Di Madre in Madre, curata da Ivo Serafino Fenu, insegue, in una cultura millenaria declinata al maschile, quel segno matrilineare che lega cultura arcaica e contemporaneità: «Sono bellissime, queste donne di pietra e di carne. Scolpiti da mani antiche o dallo stratificarsi degli anni, i volti ritratti da Anna Marceddu tessono un filo che va “di Madre in Madre”. Ci sono Veneri e Dee, tra i simulacri dalle fattezze arrotondate o stilizzate in linee di sintesi perfetta, e a loro si legano le matriarche che hanno posato, con qualche ritegno, per la fotografa che chiedeva delle loro vite laboriose», scrive Alessandra Menesini.

Anche la mostra Il segno di Eva è curata da Fenu ed insegue quel segno che è stato determinante a partire dal gesto dirompente dell’Eva biblica, un segno teso alla ricerca affannosa di un’indipendenza inconcepibile senza la trasgressione a una coercizione o a una legge imposta, un “segno disubbidiente” in funzione della condizione specifica dell’essere umano: la libertà. L’organo genitale femminile, il segno di Eva per antonomasia, viene riproposto da Paola Giuseppina Moretti in chiave ironica, giocosa, irriverentemente pop e l’”oscuro oggetto del desiderio” si fa luminoso, policromo e polimorfo.


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