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A.B. 24 settembre 2016
Teatro a Cagliari con Giovanni Carroni
Viaggio tra le righe di “Paese d´ombre” di Giuseppe Dessì con “Quell’anno a Balanotti”, del Bocheteatro, in scena questa sera, al Museo Archeologico Nazionale, per un evento speciale a cura del Cedac, in collaborazione con il Polo Museale della Sardegna in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2016


CAGLIARI - Viaggio tra le righe di “Paese d'ombre” di Giuseppe Dessì con “Quell’anno a Balanotti”, del Bocheteatro, in scena oggi (sabato), alle ore 21.30, al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, per un evento speciale a cura del Cedac, in collaborazione con il Polo Museale della Sardegna in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2016. Un reading in cui le parole si fanno musica, nel ritmo incalzante degli zoccoli del cavallo, in una folle corsa che segnerà il destino del protagonista, Angelo Uras, e dell'avvocato don Francesco Fulgheri, ricco proprietario terriero, rispettato e temuto nella cittadina immaginaria di Norbio (in cui si riconosce Villacidro, dove l'autore trascorse parte dell'infanzia e l'adolescenza, e che diventa specchio della società sarda e del mondo).

Le visioni della campagna scorrono vorticose intorno al calesse su cui l'uomo ed il bambino viaggiano alla volta del podere di Balanotti: un rito ed un'abitudine improvvisamente infranti, per malizia o incuria, tra una vaga idea di vendetta ed il capriccio del fato, così che una tranquilla uscita in campagna si trasformerà in tragedia. Sotto i riflettori l'attore Giovanni Carroni (che firma anche adattamento del testo e regia) sulla colonna sonora eseguita dal vivo da Graziano Porqueddu, nell'insolita cornice dello spazio museale, tra i reperti e le testimonianze del passato dell'Isola, dall'età prenuragica e nuragica fino all'impero romano, con lo spettacolo incastonato nel ricco e variegato programma delle manifestazioni promosse dal MiBact/Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

«Questo testo ha un respiro quasi cinematografico - sottolinea Carroni - io lo racconto quasi dalla prospettiva del cavallo, che poi si imbizzarrisce: sono stato affascinato da questo ritmo, questo incedere, quest'incalzare che inevitabilmente ti prende nella scrittura di Dessi, dove le parole viaggiano senza prendere il respiro, quasi in apnea, fino al rovesciamento del calesse. E poi c'è il cavallo, una figura quasi mitica della Sardegna fra Ottocento e Novecento, in cui è ambientato il romanzo, incentrato su un epos paesano che diventa storia universale». Prosegue l'artista: «In “Quell’anno a Balanotti” è tutto visto con gli occhi del bambino e del cavallo, la descrizione degli eventi diventa un'esperienza quasi fisica, tattile, con tutto il piacere e il divertimento - per l'attore - dell'entrare nella dimensione fisica della scrittura. Questo scalpitìo di zoccoli, questo metallo che scintilla, il suono delle ruote sul selciato e poi sul sentiero: Giuseppe Dessì riesce a far rotolare anche le parole, non solo le ruote del calesse, in un susseguirsi di immagini che scaturiscono con una violenza incredibile».

Nella foto: Giovanni Carroni


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