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Mariangela Pala 12 luglio 2016
Giudice di pace, no della minoranza: l’argomento in Consiglio
Sette consiglieri dell’opposizione (Davide Tellini primo firmatario, Costantino Ligas, Massimo Cossu, Massimiliano Ledda, Luciano Mura, Alessandro Carta e Gianluca Tanda), hanno chiesto di inserire l’argomento tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale utile


PORTO TORRES - La vicenda della chiusura dell’ufficio del giudice di Pace pare non sia ancora terminata. Risale a giovedì 7 luglio la delibera con cui la giunta comunale ha deciso la chiusura della sede presso il Comando della Polizia locale, adducendo motivazioni legate alle spese e all’utilizzo poco vantaggioso del servizio per “il numero limitato delle cause e una bassa frequenza delle udienze penali e civili” pertanto “la permanenza dell’ufficio giudiziario non risulta essere funzionale agli interessi della cittadinanza». Una decisione non avvallata dagli avvocati e tantomeno dalla politica.

Sette consiglieri dell’opposizione (Davide Tellini primo firmatario, Costantino Ligas, Massimo Cossu, Massimiliano Ledda, Luciano Mura, Alessandro Carta e Gianluca Tanda), hanno chiesto di inserire l’argomento tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale utile. Obiettivo è scongiurare la soppressione dell’ufficio aperto al pubblico tre volte la settimana (lunedì, martedì e mercoledì), unico comune dell’Area Vasta ad offrire il servizio. «La città continua a perdere servizi importanti, necessari per la nostra comunità», sottolinea Davide Tellini.

«Questa volta non é opera del Governo o della Regione Sardegna, bensì dell’ amministrazione comunale che, con delle motivazioni che rasentano la comicità, ma con risvolti davvero drammatici per la città, adotta una delibera che di fatto chiude l'importante servizio che offriva il Giudice di pace». Secondo il consigliere Tellini l’atto deliberativo della giunta potrebbe avere conseguenze di illegittimità in quanto in netto contrasto con la volontà del Consiglio Comunale di Porto Torres che con la delibera numero 58 del 2013 diede mandato alla allora Giunta in carica di attivarsi per mantenere il servizio. «L'irresistibile delirio di onnipotenza dei pentastellati sta portando inevitabilmente la città nel baratro - accusa Tellini - costretta a subire supinamente scelte irresponsabili calate dall’alto. Anche questa volta - conclude - non hanno consultato nessuno, certi di essere sempre nella ragione e mai nel torto».


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