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A.B. 13 giugno 2016
Gallura, crisi idrica senza precedenti
I livelli della Diga del Liscia rimangono preoccupanti e la stagione irrigua procede a singhiozzo. Il Consorzio di Bonifica della Gallura ribadisce alla Regione Autonoma della Sardegna la necessità di captare l’acqua a valle: «dalla Regione, servono risposte concrete»


OLBIA - Dopo una stagione autunnale ed invernale caratterizzata dalle alte temperature e dalle scarse precipitazioni, la stagione irrigua prosegue a fatica. Per ovviare ai bassi livelli d’acqua presenti all’interno della diga del Liscia, da una parte il Consorzio di Bonifica della Gallura chiede a tutta l’utenza consortile di rispettare il programma delle turnazioni previsto per l’irrigazione, dall’altra continua a proporre alla Regione Autonoma della Sardegna tre soluzioni per porre fine a questa situazione.

«Il primo intervento – dichiara il presidente del Consorzio di Bonifica della Gallura Marco Marrone – è il recupero delle acque reflue: attualmente gli impianti sono a norma e le opere sono collaudate, manca solo la certificazione che consentirebbe al Consorzio di utilizzare i circa 6milioni di metri cubi d’acqua che sono inutilizzati. Il secondo è l’intercettazione dell’acqua del Rio Padrongianus nel Comune di Olbia e l’ultimo riguarda l’intercettazione delle acque in località Monte Tova sul fiume Liscia nell’area di Arzachena». Il problema principale che caratterizza il territorio gallurese è la presenza di un solo bacino di raccolta. La Diga del Liscia, finita di costruire nel 1962, non è più in grado di soddisfare il fabbisogno di una popolazione in costante aumento e le prospettive reali di una diminuzione di acqua piovana non consentono una programmazione a lungo termine.

L’unica soluzione per placare la sete d’acqua della Gallura e per assicurare una pianificazione nella gestione e nella distribuzione della risorsa idrica è quella di effettuare delle opere di captazione dell’acqua a valle. Oltre al problema della siccità, in questi giorni il Consorzio di Bonifica della Gallura si trova costretto a dover subire quanto previsto dalle leggi regionali. Infatti, dopo anni di ruoli contenuti, l’Ente di gestione della risorsa idrica sarà costretto a richiedere ai propri consorziati un contributo spesa (esercizio, manutenzione e funzionamento) influenzato dalle mancate sovvenzioni previste dalle citate leggi regionali.


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